SERVE UN NO NETTO ALLA FILIERA DELL’IDROGENO BLU
Questa mattina in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna si è parlato della tecnologia della produzione di idrogeno blu da metano con cattura e stoccaggio della CO2 che si produce nel corso di questo processo industriale. È la tecnologia che sta alla base dell’impianto che l’Eni vuole realizzare a Ravenna. L’intervento dell’Assessore regionale Vincenzo Colla ha chiarito che la Regione non finanzierà l’impianto CCS Eni di Ravenna. Una dichiarazione che non possiamo che apprezzare. Non ha però cancellato le ombre residue circa l’interesse della Regione per la filiera dell’idrogeno blu a cui i Verdi/Europa Verde sono contrari.
Da mesi come Verdi/Europa Verde ci stiamo battendo contro l’impianto Eni e questa tecnologia energeticamente improponibile nel corso non solo di manifestazioni ma anche di webinar di approfondimento con esperti della materia, e ne abbiamo fatto una battaglia a livello europeo e nazionale. Riteniamo infatti insensato questo processo industriale di estrazione dell’idrogeno dal metano sia per gli alti costi energetici, sia perché prolunga lo sfruttamento del metano che è una fonte fossile che va superata per rispondere all’emergenza climatica e sia perché comporta la produzione di ulteriore anidride carbonica che poi deve essere captata e stoccata.
A sostegno della posizione dei Verdi-Europa Verde è venuta una istituzione quanto mai autorevole, ovvero il documento della Commissione Europea di valutazione del PNRR del governo italiano dove si legge( a pagine 61) che l’Italia investirà solo sull’idrogeno verde, escludendo quello blu o processi industriali che impiegano il metano. Pensiamo quindi che nell’allocazione delle risorse europee per la ricerca (“Strategia di specializzazione intelligente-S3, in discussione oggi e domani in Aula assembleare) anche la Regione Emilia-Romagna debba attenersi a quanto scritto dalla Commissione europea.
Coerentemente con la posizione di Europa Verde, martedì scorso ho presentato emendamenti al S3 in Commissione Politiche Economiche per limitare i finanziamenti della Regione Emilia-Romagna solo alla filiera dell’idrogeno verde e per escludere la devoluzione di risorse pubbliche a processi CCS (Carbon Capture and Storage) e CCSU (Carbon Capture and Storage and Use) collegati alla produzione di idrogeno blu dal metano.
Nel 2018 in Emilia-Romagna i consumi di energia complessivi sono stati coperti solo per l’11% da fonti rinnovabili, mentre il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica nella nostra regione è stato pari al 27% (fonte: Annuario dati ambientali ARPAE), una percentuale ben distante dall’obiettivo del 100% rinnovabile previsto al 2035 dal Patto per il Lavoro e il Clima. Bisogna quindi puntare a sviluppare le rinnovabili tralasciando progetti energeticamente negativi come la filiera dell’idrogeno blu che comporta ulteriore produzione di CO2 che poi deve essere stoccata.
Che senso ha una tecnologia che contribuisce a produrre CO2 per estrarre idrogeno dal metano se non consentire ad Eni di utilizzare le eccessive scorte di gas che ha acquistato? Stando ad uno studio dell’Università di Ottawa, parliamo oltre tutto di tecnologie – CCS e CCSU – che a livello internazionale non hanno dato risultati positivi. A differenza delle rinnovabili: eolico e fotovoltaico e solare termico come fonti rinnovabili e pompe di calore per riscaldare/raffrescare gli ambienti interni. Puntiamo su queste: non c’è tempo da perdere per fermare l’emergenza climatica.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.