Stop consumo di suolo. In Emilia-Romagna dati allarmanti per il nostro futuro
“È un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quello che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030. Se la velocità di copertura artificiale rimanesse quella di 2 mq al secondo registrata nel 2020 i danni costerebbero cari e non solo in termini economici”.
È questa la sconcertante situazione analizzata dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente nell’edizione 2021 del Rapporto sul “Consumo di Suolo in Italia” che abbiamo richiamato in un post qualche giorno fa.
Oggi intendo ritornare sul tema approfondendo i dati allarmanti che riguardano l’Emilia-Romagna, come evidenziato nell’approfondita analisi di Legambiente che potete consultare qui: https://bit.ly/3xVsM9E
Primo dato significativo: nel triennio 2017-2020 nella nostra regione ogni abitante ha perso oltre 3 mq di campagna, per un totale di quasi 1500 ettari complessivi: il 20% dell’intero limite concesso fino al 2050 secondo la legge regionale.
A livello provinciale è il territorio ravennate che nel 2020 ha consumato maggior suolo pro capite, mentre se si considera il valore assoluto degli ettari totali consumati, è la Città Metropolitana di Bologna la peggiore a livello regionale (alcuni comuni della Pianura che spiccano per consumi davvero enormi, come Bentivoglio e Mordano). La riprova che la Legge Urbanistica va cambiata: il 2% di consumo di suolo da oggi al 2050 rischiamo di bruciarlo molto prima. Occorre stringere ulteriormente le maglie!
Europa Verde/Verdi condivide la necessità, sottolineata da Legambiente, di arginare il consumo indiscriminato di suolo attraverso politiche ambientali coerenti, a partire da una pianificazione regionale del settore della logistica. E’ nota ad esempio la nostra opposizione ai nuovi poli logistici previsti in provincia di Piacenza, Parma e Modena e nel comune di Altedo, nel bolognese. Ci siamo battuti anche contro la realizzazione, decisa dalla Giunta Merola, di sette nuovi impianti di distribuzione di carburante a Bologna, per un totale di 41mila metri quadri di suolo consumato in larga parte agricolo. Scelte come queste fanno ormai parte di una politica superata e dannosa, in netto contrasto con quanto deciso a livello europeo per l’attuazione della transizione ecologica: con “Fit for 55” la Commissione UE impone di fatto che le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni. Che senso ha continuare a bruciare suolo coltivato/coltivabile? Già oggi il nostro paese non è autosufficiente nella produzione agricola. Cemento e asfalto non alterano solo le funzioni ecosistemiche del suolo (filtraggio acqua piovana, sequestro della CO2, conservazione del ricchissimo patrimonio di micro-organismi, tra quelle principali), ma segano il ramo agro-produttivo sul quale siamo seduti.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.