NO ALL’AMPLIAMENTO DELL’AREA DI ESTRAZIONE DEL GESSO NELLA CAVA DI MONTE TONDO NEL PARCO REGIONALE DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA

Ho depositato oggi un’interrogazione a risposta immediata alla Giunta regionale per chiedere chiarimenti sulla richiesta avanzata dalla multinazionale Saint-Gobain PPC Italia S.p.A. di espandere l’area di estrazione del gesso nella cava di Monte Tondo, che si trova nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, nel Sito della Rete Natura 2000 ZSC/ZPS IT4070011.

L’attività di estrazione del gesso è iniziata nel 1958 e nel volgere di pochi anni il sito estrattivo è diventato il più grande d’Europa, determinando un impatto ambientale devastante in una delle zone di maggior interesse naturalistico e paesaggistico della nostra regione.

Nel 1989 è nato il Polo Unico regionale del Gesso che aveva lo scopo di ottimizzare e massimizzare l’estrazione del gesso. Si è giunti così ad una realtà unica, gestita da una grande impresa a carattere nazionale prima, e multinazionale poi, in grado di assorbire, in termini di quantità ed efficienza, tutte le altre cave della regione.

La scelta del Polo Unico ha quindi interrotto l’attività estrattiva nelle altre zone dei gessi emiliano-romagnoli determinando un intenso sfruttamento dell’area di Monte Tondo, tanto che la Grotta del Re Tiberio, di rilevante interesse naturalistico, speleologico ed archeologico, è stata gravemente danneggiata. I sistemi carsici presenti all’interno della montagna sono stati intercettati dalla cava e, a seguito di ciò, l’idrologia sotterranea è stata irreparabilmente alterata; anche le morfologie carsiche superficiali sono state in massima parte distrutte e l’arretramento del crinale, nonché la regimazione delle acque esterne hanno pesantemente alterato anche l’idrologia di superficie.

Condivido le preoccupazioni di WWF, Legambiente e della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna che giudicano la richiesta dell’azienda ingiustificata visti i diversi vincoli di tutela sull’area, citati anche nel Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) che la definisce patrimonio naturale unico dal punto di vista geologico-speleologico, naturalistico, paesaggistico e archeologico.

La richiesta di ampliamento dell’area estrattiva appare ingiustificata anche dal punto divista industriale dal momento che, sulla base del quantitativo di materiale estratto fino al 2008, secondo l’ultimo Piano delle Attività Estrattive (PAE) approvato nel marzo 2011, nell’area attualmente attiva c’è gesso sufficiente a coprire le attività di estrazione fino almeno al 2032. Questo lungo lasso di tempo consentirebbe quindi di pianificare al meglio un programma di riconversione industriale secondo criteri di sviluppo sostenibile e di salvaguardia dell’occupazione.

Le gravi conseguenze dal punto di vista paesaggistico e ambientale che provocherebbe l’ampiamento dell’area di estrazione della cava rischiano di compromettere anche la candidatura dei fenomeni carsici che interessano l’area a Patrimonio dell’Umanità UNESCO, come proposto nel 2015 dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna.

L’interrogazione di Europa Verde chiede alla Giunta regionale se sia a conoscenza della richiesta della multinazionale Saint-Gobain PPC Italia S.p.A. e, in caso affermativo, se non ritenga dannosa per questo ambiente naturale unico al mondo l’estensione delle attività estrattive. In tale contesto si chiede inoltre se la Regione intenda sostenere la proposta di candidatura dei fenomeni carsici dell’Emilia-Romagna “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” dell’UNESCO.

Per leggere l’interrogazione: https://www.silviazamboni.it/wp-content/uploads/2020/07/interrogazione-cava-gessi.pdf

Per leggere la risposta: https://www.silviazamboni.it/wp-content/uploads/2020/08/risp.1220-1.docx

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.