NO ALLA DEVASTANTE DIGA DI VETTO. Sì A METODI IRRIGUI A RISPARMIO IDRICO
👉Una mega opera inutile, che risponde alle lobby del cemento e non alla sempre più necessaria attenzione all’ambiente e alla lotta ai cambiamenti climatici. Parlo della diga di Vetto, un impianto che distruggerebbe la vallata dell’Enza all’altezza dei comuni di #Vetto e #Ramiseto nel reggiano, e di #Neviano degli Arduini e #Palanzano nel parmense.
Per Europa Verde la diga non risponde alle esigenze dell’agricoltura alle prese con lunghi periodi di siccità, né alla lotta al cambiamento climatico in atto, bensì alla “lobby del cemento”, con la prospettiva di occupare per quindici anni la Val d’Enza senza risolvere in quel periodo il problema della scarsità idrica, e lasciando di questo meraviglioso scenario, a fine lavori, solo un mesto ricordo.
👉Su questo tema ho depositato oggi un’interrogazione per chiedere alla giunta regionale di fare chiarezza sulla richiesta di un finanziamento di 5 milioni di euro per redigere il progetto di fattibilità dell’invaso. Chi l’ha chiesto? La Regione ha avuto un ruolo?
Per i #Verdi la priorità va data alla conversione dei metodi di irrigazione dei cosiddetti prati stabili (che alimentano le mucche che producono il latte per il #ParmigianoReggiano), passando dai sistemi a scorrimento a quelli di irrigazione a pioggia. Secondo le analisi sull’irrigazione dei prati stabili effettuate dal Centro Ricerche Produzioni Animali (Crpa) di Reggio Emilia, passando dall’irrigazione a scorrimento all’irrigazione a pioggia i consumi idrici calerebbero fino al 75%, pur ottenendo produzioni quantitativamente identiche. Un risultato che, proiettato su tutta la superficie a prato nel parmense e nel reggiano, porterebbe al dimezzamento della domanda di acqua e renderebbe superflua la realizzazione di nuovi invasi.
🍀 Invece di operare a favore delle necessarie azioni di mitigazione del cambiamento climatici e di rispondere con interventi non invasivi né costosi, come è la conversione dei metodi di irrigazione, si pensa a progettare un grande invaso, il cui costo stimato è di 200 milioni. Una spesa inutile: il denaro pubblico andrebbe investito invece in opere finalizzate al risparmio idrico, o al ripristino della funzionalità dei piccoli invasi già esistenti.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.