IL 2023 SECONDO L’OSSERVATORIO CITTÀ CLIMA DI LEGAMBIENTE

Nel 2023 in Italia si sono verificati 387 eventi meteorologici estremi, il 22% in più rispetto allo scorso anno: è il dato angosciante che emerge dal report annuale dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente che rimarca, come se non fosse già sotto gli occhi di tutti, che il cambiamento climatico è reale e sta drammaticamente accelerando il passo. Quello che ci stiamo lasciando alle spalle è stato un ‘annus horribilis’ per il nostro Paese, e in particolare per la nostra Regione, l’Emilia-Romagna, che con 59 eventi meteo eccezionali è la regione più colpita dopo la Lombardia. Tutti ricordiamo l’alluvione di inizio e metà maggio, quando in cinque giorni è piovuta una quantità d’acqua pari al consumo idrico annuale complessivo in regione (per usi industriali, agricoli.e idropotabili) moltiplicato per tre. Con un bilancio tragico: 15 morti, più di 23.000 sfollati e oltre 8,8 miliardi di euro di danni.
I 300 mm di pioggia concentrati in soli due giorni a metà maggio hanno causato lo straripamento di 23 corsi d’acqua e 280 frane che hanno interessato oltre 40 comuni.
Non solo alluvioni, ma anche temperature superiori alle medie stagionali e mensili a seguito dell’accelerazione del riscaldamento globale: lo scorso novembre è stato il sesto mese consecutivo a registrare temperature record. Secondo il rilevamento del servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus la temperatura media globale è stata di 14,22 gradi centigradi, superiore di 0,32°C al record precedente del novembre 2020. Ma è stato tutto il trimestre settembre, ottobre e novembre 2023 a segnare un anomalo aumento della temperatura che ha toccato i 2,3 gradi.
Gli effetti del surriscaldamento globale si ripercuotono non solo sulla nostra salute, con ondate di calore e decessi, ma anche sulla nostra economia: ne sono esempio lampante le difficoltà che attraversa il settore agricolo, che prima dell’alluvione in tutta la regione ha dovuto affrontare mesi di siccità estrema; e la mancanza di neve sul nostro Appennino che colpisce il turismo bianco invernale.

In tutto questo, l’Italia è ancora senza un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici e soprattutto senza le risorse necessarie per attuarlo. Urge inoltre una legge nazionale contro il consumo di suolo.
Le misure di adattamento da mettere in campo non sono un segnale di resa, ma misure di prevenzione per ridurre gravità dei danni.
Perché non è intellettualmente onesto considerare quella che stiamo vivendo come una emergenza temporanea, di passaggio. Bisogna invece riconoscere che il cambiamento climatico è già in atto e agire di conseguenza.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.