LA NEVE NON C’E’ OCCORRE PUNTARE SULLE ALTERNATIVE
Ancora feste di Natale senza neve naturale sul nostro Appenino. Qualcuno se ne meraviglia, visto l’aumento della temperatura portato dall’accelerazione del riscaldamento globale che nella nostra regione, l’Emilia-Romagna, nel trimestre autunnale settembre, ottobre e novembre 2023 ha portato ad un aumento di 2,3 gradi.
Due giorni fa l’edizione di Bologna del Corriere della Sera mi ha chiesto cosa penso di questa situazione. Ovviamente ho premesso che sono ben consapevole che c’è un settore economico che ha investito sul turismo della neve. Ma considerato il ripetersi, ogni anno da anni, del fenomeno delle mancate nevicate, sarebbe preferibile preparare per tempo alternative. La risposta degli sparaneve, per non parlare dell’idea circolata l’anno scorso di potenziare quelli attuali, è una risposta “perversa”. I cannoni sparaneve artificiale consumano quantità d’acqua che i lunghi periodi di siccità – dovuti anche al mancato scioglimento della neve che non c’è – sono proibitivi.
Alternative? Cammini e turismo escursionistico che già ha conquistato grande attenzione e amanti anche dall’estero, vedi ad esempio i cammini dedicati a percorsi religiosi e quelli laici, come il Cammino degli Dei tra Bologna e Firenze, pieno di camminatori in tutte le stagioni, ma sprovvisto di strutture ricettive adeguate. E poi cicloturismo.
La mia risposta pubblicata dal Corriere non è piaciuta all’assessore regionale al turismo Andrea Corsini, che l’ha bollata come “propaganda”, aggiungendo che le persone d’inverno vanno in montagna per sciare.
Se ne deduce che devono poterlo fare, senza quindi accettare che si è rotto un equilibrio e che non si può continuare a fare come prima della rottura.
È complicato prenderne atto e agire di conseguenza? Lo è.
Ma c’è già chi offre alternative agli sport invernali. E meriterebbe l’attenzione e le risorse della pubblica amministrazione che oggi vanno quasi unilateralmente alla tutela dello sci e del mondo che gli gira attorno.
Giustamente l’assessore riconosce che non si può andare avanti con i ristori alle aziende del settore.
Ecco perché chiedere di destagionalizzare il turismo e di aprire altri orizzonti al turismo invernale e più in generale di collina e di montagna non è propaganda. Vuol dire cercare risposte nuove ad una situazione nuova. Che, puntuale, si ripresenterà il prossimo dicembre, sull’Appennino e sulle Alpi.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.