GROTTE CARSICHE ROMAGNA CANDIDATE A PATRIMONIO UNESCO PIENO SOSTEGNO DEI VERDI

 

Ci siamo. Tra pochi giorni sapremo se l’Emilia-Romagna potrà vantare un altro sito UNESCO. Dal 10 al 25 settembre a Riyad, in Arabia Saudita, si riunirà il Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco che si pronuncerà sulla candidatura italiana alla lista del Patrimonio Mondiale per 2023 del “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale”. Nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna i siti sono: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Aree accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante concentrazione dei sali minerali tra cui appunto il gesso.

Il progetto di candidatura è nato nel 2015, quando in un documento l’Unesco puntualizzò che tra i fenomeni carsici riconosciuti come World Heritage, quelli nei gessi erano del tutto assenti. Pertanto si invitavano le nazioni con tali fenomeni a farsi parte attiva per una loro proposta. Molte di esse, che potevano avere titolo per proporre aree carsiche gessose in concorrenza con quelle dell’Emilia-Romagna (Ucraina, Iran, Spagna), per vari motivi, non erano nelle condizioni di elaborare un progetto valido. Così la Federazione speleologica regionale dell’Emilia-Romagna ha iniziato una ricerca e studio per proporre i fenomeni carsici nelle evaporiti regionali a World Heritage.

La decisione è stata presa, all’unanimità, il 23 gennaio 2022 dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco per il ciclo di candidature 2022/2023, facendo seguito alla proposta dalla Regione Emilia-Romagna, con DGR n. 28 del 17/01/2022, sostenuta dall’allora Ministero della Transizione ecologica che ha presentato la richiesta.

Come capogruppo di Europa Verde in Assemblea legislativa regionale ho presentato diverse interrogazioni per sollecitare la tutela della Parco della Vena del Gesso Romagnola per non compromettere la candidatura Unesco. In questi anni ho dato voce alle preoccupazioni della Federazione speleologica regionale e delle associazioni ambientaliste in merito ai danni provocati dall’attività estrattiva nella cava di proprietà della multinazionale Saint Gobain. Gli oltre 60 anni di attività hanno modificato in modo irreversibile la morfologia di un ambiente naturale unico al mondo, quindi anche noi Verdi riteniamo necessario programmare la chiusura del Polo Unico Regionale del gesso in località Monte Tondo, avviando da subito le attività di riconversione produttiva dell’area per garantirne i livelli occupazionali.

Ora non rimane che attendere il verdetto dell’Unesco e incrociare le dita.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.