FINE VITA VOLONTARIO, UN DIRITTO RICONOSCIUTO DALLA CORTE COSTITUZIONALE

 

Quando parliamo di un addio volontario alla propria vita, parliamo ovviamente di un tema complesso e doloroso. Va però tenuto conto del fatto che l’accesso al fine vita volontario medicalmente assistito nell’ambito del Servizio Sanitario pubblico è un diritto individuale sancito dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale. In Emilia-Romagna, in attesa dell’approvazione del PdL promosso dall’associazione Luca Coscioni e sottoscritto nella nostra regione da 7800 cittadine e cittadini, questo diritto è diventato già esigibile a seguito della recente approvazione di una delibera di Giunta e delle Linee-Guida dirigenziali che hanno impartito le necessarie direttive alle Aziende Sanitarie Locali funzionali anche alla formazione professionale del personale medico coinvolto.
La ritengo una conquista dell’ Associazione Luca Coscioni e del comitato promotore che con il PdL hanno accelerato l’emanazione dei provvedimenti necessari a garantire in tempi certi – 42 giorni massimo – l’ottenimento dell’assistenza sanitaria pubblica da parte di persone che si trovino nelle condizioni richieste e specificate dalla succitata sentenza della Corte Costituzionale, ossia di essere tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale e affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputino intollerabili, ma pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli.
Un diritto è un diritto, non è un obbligo per chi non voglia avvalersene. Un diritto a un fine vita consapevole per comprovati motivi fisici e psicologici non è l’anticamera dell’eutanasia. E va garantito anche come misura di equità sociale tra chi potrebbe permettersi di farlo all’estero e chi non ne ha le possibilità economiche.
Il mio auspicio ora è che l’Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna affronti la trattazione del PdL in Commissione con la dovuta laicità di un’istituzione pubblica, nel rispetto di un diritto sancito dalla Corte Costituzionale, che non è nella disponibilità di chi è contrario al fine vita medicalmente assistito, ma va reso esigibile nell’interesse di chi intenda farvi ricorso. Io mi sento impegnata a lavorare per arrivare all’approvazione di una legge.
Sta ora anche alle forze di governo a livello nazionale garantire con una legge questo diritto in maniera paritaria nel Paese.
Ricordo infine che al tempo dell’approvazione della Legge sull’aborto le forze politiche contrarie avevano paventato un aumento delle pratiche abortive a causa della legge stessa. In realtà, nel corso degli anni gli aborti medicalmente assistiti sono drasticamente diminuiti. Sicuramente sono state salvate molte vite di donne che avrebbero dovuto seguire canali clandestini.
Anche in questo caso del fine vita volontario motivato è una questione di civiltà.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.