
Non c’è davvero niente che possa spiegare, tanto meno giustificare, l’uccisione ieri di 112 esseri umani (e più 760 persone ferite) che si accalcavano, disperate, stremate da guerra e fame, intorno ai camion degli aiuti umanitari, come si vede chiaramente nelle riprese fatte da un drone. Da tutto il mondo si moltiplicano le richieste di fare chiarezza sull’accaduto. E di fronte a questo scenario fa rabbia la mancanza di accordo all’Onu, paralizzato dallo stop degli Usa, sulla condanna della strage di civili.

A Gaza c’è la guerra e c’è la fame, come confermano le notizie che fanno rabbrividire diffuse dalle organizzazioni internazionali: un quarto della popolazione palestinese rischia di morire per mancanza di cibo. Bisogna aprire subito e proteggere i necessari corridoi umanitari per fare arrivare gli aiuti e per curare e soccorrere i feriti che gli ospedali allo stremo di Gaza non sono più in grado di assistere. E bisogna colpire l’economia di Israele, interrompendo ogni forma di collaborazione: forse a questo livello sono più sensibili e ricettivi.
Il mio pensiero va anche ai civili rapiti nelle mani di Hamas: vanno liberati. Ma anche loro con la prolungata prigionia pagano per il genocidio in corso a Gaza.

Sono dati che ho portato in più occasioni in Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna e, di recente, a una manifestazione per il cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina. In quella manifestazione ho ricordato anche la pronuncia del 24 gennaio della Corte di Giustizia dell’Aja, che non ha archiviato la denuncia del Sudafrica sul genocidio in corso nella Striscia di Gaza, ma intende fare piena luce. Nessuno in Italia e nel mondo si renda complice del genocidio!