
Sempre problematico anche il reinserimento sociale e lavorativo a fine pena, per cui il periodo detentivo perde l’aspetto rieducativo e socialmente riparatore che dovrebbe invece esserne l’obiettivo, al di là dell’aspetto punitivo.


Queste visite, “sempre molto utili per avere un quadro veritiero della situazione – sottolinea Cavalieri – rafforzano la mia convinzione che il problema principale sia quello della mancanza di misure di contrasto alla povertà. La maggior parte dei detenuti ha lamentato difficoltà nell’ottenere risposte dai competenti uffici di sorveglianza sia riguardo alla concessione della liberazione anticipata sia in merito alla concessione di misure alternative alla detenzione e di benefici”. A questi problemi, poi, “si aggiungono quelli relativi a risposte a bisogni sanitari, in particolare modo per le persone ristrette che già prima della detenzione erano portatrici di patologie complesse”.


“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri”, ha scritto #Voltaire. Che voto darebbe all’Italia?