La prima certezza: grazie all’Europa e in particolare ai Verdi Europei, è stato possibile escludere dal Pnrr ogni possibile ipotesi di finanziamento alla produzione di idrogeno blu dal metano con cattura e stoccaggio della CO2 che si libera dal processo. L’impianto di stoccaggio della CO2 che Eni vorrebbe realizzare al largo di Ravenna al momento è quindi senza finanziamento pubblico. Un progetto che dimostra la non volontà e anche l’incapacità del colosso energetico, in parte di proprietà pubblica, di avviare la transizione verso un modello post-fossile, come ci chiedono i target di mitigazione e di ricorso alle rinnovabili appena presentati dalla Commissione europea nell’ambito del “Fit for 55”.
 
La seconda certezza: grazie all’odg di Verdi – Europa Verde Emilia-Romagna approvato di recente dall’Assemblea legislativa regionale, la Regione Emilia-Romagna non finanzierà nessun progetto di produzione di idrogeno blu da fonti fossili collegato al impianti di CCSU (Carbon Capture Storage and Use) per il sequestro, lo stoccaggio e l’uso della CO2.
 
Almeno su questo possiamo cantare vittoria, dopo settimane di mobilitazione di Verdi, cittadini, associazioni e movimenti ambientalisti. Mentre siamo alla rincorsa del rispetto dei target di produzione di energia da fonti rinnovabili, che senso avrebbe investire in questo processo che, anziché ridurre la CO2, la produce?
 
Vietato però abbassare la guardia. La lobby delle fossili è forte e sempre in azione e noi dobbiamo sia vigilare per non far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, sia per spingere le istituzioni a non limitarsi alle dichiarazioni di principio ma a tradurre in pratica la #svoltaverde. La Regione Emilia-Romagna deve accelerare se vuol raggiungere l’obiettivo di 100% rinnovabili al 2035: oggi siamo appena al 27% dell’energia prodotta, e al 19% dell’energia usata.
 
 
Sono alcuni temi che ho affrontato con la giornalista Lilli Mandara, autrice dell’inchiesta che ricostruisce “il gioco delle tre carte” fatto dal governo #Draghi (non a caso abbiamo definito Roberto Cingolani “ministro della finzione ecologica”) sul Pnrr e sul “regalo” che era stato confezionato per Eni e progetti analoghi. L’Europa ha detto “no”: la transizione non si fa con le fonti fossili e noi dobbiamo ringraziare l’associazione ReCommon, italialibera.online e il giornalismo indipendente per aver svelato e rilanciato i retroscena di questa pagina poco edificante della politica energetica del nostro paese.
 
Buona lettura
 

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.