SANITÀ PUBBLICA: IL GOVERNO MELONI METTA LE RISORSE  PER DIFENDERLA

La sanità pubblica è al collasso. Stiamo per giocarci una delle più grandi conquiste sociali del nostro Paese: il servizio sanitario pubblico universalistico. Con le Regioni (che gestiscono i fondi che ricevono dallo Stato) lasciate sole a fare i conti sia con le ingenti spese extra generate dalla pandemia solo in parte ripianate dal governo, sia con il rincaro delle bollette energetiche. Per cui assistiamo al paradosso che soffrono di più le Regioni virtuose come l’Emilia-Romagna che hanno più ospedali, più Case della Salute e più strutture pubbliche da riscaldare e illuminare, e che sono state più colpite dal Covid.

👉 Le ricadute sui cittadini sono evidenti: l liste di attesa per prestazioni specialistiche e per interventi chirurgici che si allungano. Un disagio che sta alimentando l’ulteriore allargamento della forbice sociale: chi può permetterselo, si rivolge alle strutture private e cerca rifugio nelle assicurazioni sanitarie private che stanno conoscendo una rapida adesione. Quanto alla sanità privata, i numeri non lasciano dubbi su questo trend a livello nazionale: rispetto al 2011, gli ospedali privati accreditati sono cresciuti del 48,6% in dieci anni.

Solo colpa del governo Meloni il rosso della Sanità regionale? No. A parte l’iniziale iniezione di due miliardi di euro decisa dal governo Conte due (ministro alla Sanità era Speranza) che invertì un trend storico di tagli lineari, la Sanità non è stata percentualmente una priorità anche dei governi precedenti. Aggiungiamo il numero insufficiente di medici di famiglia a causa della mancata programmazione degli accessi all’Università di Medicina; aggiungiamo il personale in fuga dai Pronto Soccorso e l’altissima percentuale di accessi inappropriati, e la frittata è fatta.

👉 Ne siamo ben consapevoli in Emilia-Romagna, dove sta per partire un piano di radicale riforma dei servizi di pronto soccorso e di medicina di urgenza per razionalizzare l’impiego delle competenze che già ci sono, trattenere e attrarre perdonale medico-infermieristico, ed estendere l’orario di apertura di questi servizi e la loro presenza sui territori. Ma come ho più volte sollecitato in maggioranza, anche la specialistica e gli interventi necessitano di una registrata: le liste di attesa non possono originare nuove disparità sociali tra chi può compensare col privato anche non convenzionato, e chi non può.

🟢 Come capogruppo di Europa Verde in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sono anche intervenuta più volte sia per avere dati sul peso che ha in Emilia-Romagna la sanità privata convenzionata, sia per sollecitare la ripresa e la diffusione del servizio di agopuntura, che per le pazienti malate di tumori a seno, utero e ovaie rappresenta uno strumento di grande supporto per alleviare gli effetti collaterali delle cure.

🔴 Passando ora alla panoramica nazionale, i dati presentati nei giorni scorsi dalla Fondazione Gimbe guidata da Nino Cartabellotta confermano che – nell’indifferenza di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni – il diritto della tutela della salute sancito dalla Costituzione si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese. Per Gimbe è cruciale il rilancio progressivo e consistente del finanziamento pubblico per la sanità. Al momento, la nota di aggiornamento del Def nel triennio 2023- 2025 prevede invece una riduzione della spesa sanitaria media dell’1,13% per anno. Nel 2021 la spesa pubblica pro-capite italiana è stata inferiore alla media Ocse e in Europa siamo al 16° posto. Impietoso il confronto con i paesi del G7: dal 2008 siamo fanalino di coda con distanze sempre più ampie e oggi ormai incolmabili. Per rimettere la situazione in ordine è necessario, entro il 2030, allineare il finanziamento pubblico almeno alla media dei Paesi europei rispetto ai quali nel 2021 il gap era già di quasi 12 miliardi di euro.

👉 Ma non serve solo spendere di più, serve anche spendere meglio, ammonisce Gimbe. Le risorse vanno vincolate al rilancio delle politiche del personale sanitario, all’erogazione uniforme dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e ad un equo accesso alle innovazioni. Proposte per il rilancio della sanità pubblica che più nel dettaglio si possono consultare, sul sito di Gimbe all’interno della campagna #SalviamoSSN.

Ora tocca al Governo Meloni dare un segnale chiaro che eviti l’acuirsi dei gravi disagi sociali presenti nel Paese collegati alla riduzione dei servizi di assistenza medica.

È strategico investire in prevenzione primaria per evitare di ammalarsi (prevalentemente investendo in produzione alimentare e ambiente sani), in campagne di screening per intercettare per tempo le malattie in incubazione, in sanità pubblica di base e specialistica. Europa Verde sarà sempre dalla parte di chi si batte per la difesa del servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.