GOVERNO FRANCESE INADEMPIENTE CONTRO L’INQUINAMENTO DELL’ARIA.
IL CONSIGLIO DI STATO LO MULTA: DIECI MILIONI DI EURO PER OGNI SEMESTRE DI RITARDO NEL METTERE IN CAMPO MISURE ADEGUATE
Dieci milioni di euro di multa per ogni semestre di ritardo: a tanto ammonta la sanzione che il Consiglio di Stato francese ha deciso di comminare al governo per inadempienza nel mettere in campo provvedimenti in grado di ridurre l’inquinamento atmosferico in otto regioni del Paese.
Per il neo-premier Castex, fresco di nomina da parte del Presidente Macron, e la neo ministra all’ambiente Barbara Pompili una tegola pesante come un macigno.
Come commenta il quotidiano le Monde, si tratta di una decisione storica e di una cifra record senza precedenti in materia di sanzioni, con cui il Consiglio di Stato vuole mettere sotto pressione il governo affinché, senza ulteriori indugi, entro sei mesi prenda tutti i provvedimenti necessari a ridurre l’inquinamento da biossido di azoto (NO2) e polveri sottili PM10.
Diversamente, per ogni semestre di inazione, arriverà la ghigliottina di 10 milioni di euro di multa: più di 54mila euro al giorno.
I proventi della multa sono destinati alle associazioni ambientaliste che hanno sostenuto la causa contro il governo e a organismi pubblici e privati impegnati a favore del miglioramento della qualità dell’aria e a monitorarla. In altre parole, il Consiglio di Stato vuole costringere il governo a investire fondi in questa direzione.
Il Consiglio di Stato ha motivato questa decisione con “la gravità delle conseguenze in termini di salute pubblica e l’urgenza di agire che ne deriva”. Si stima infatti che l’inquinamento atmosferico sia all’origine, ogni anno, di un numero di decessi prematuri compreso tra 48mila e 67mila. Una cifra inferiore a quella dei morti prematuri in Italia per la medesima causa, stimata attorno agli 80mila decessi.
Già nel 2017 il Consiglio di Stato, il più elevato livello di tribunale amministrativo in Francia, aveva ingiunto al governo di avviare un piano – in tredici aree del paese e nel più breve tempo possibile – in grado di abbattere le concentrazioni di biossido di azoto e di PM10 entro il valore-limite fissato dalla direttiva europea di 40 microgrammi/metrocubo come media annuale.
A tre anni di distanza da quella ingiunzione, il Consiglio di Stato ha constatato che “il governo non ha ancora preso le misure richieste per ridurre l’inquinamento in otto aree del Paese, dove la soglia-limite continua ad essere superata”: Parigi, Grenoble, Lione, Marsiglia, Reims, Strasburgo e Tolosa per quanto riguarda il biossido di azoto, e Parigi e Forte-de-France per il particolato sottile.
Solo per la Valle dell’Arve nell’Alta Savoia, flagellata dal traffico dei mezzi pesanti che si servono del traforo del Monte Bianco, il Consiglio di Stato ritiene che il piano elaborato nel 2019 contenga “misure precise, dettagliate e credibili per arrivare a rientrare nei valori-limite entro il 2022”.
Da qui la decisione di servirsi della sanzione pecuniaria.
E in Italia non c’è “un giudice” che metta sotto pressione il nostro governo?
Ma al di là delle multe, cosa si aspetta a intervenire per migliorare la qualità dell’aria? Gli strumenti, “le ricette” per farlo sono note.
Si sa anche che aprono nuove prospettive economiche ed occupazionali, e che è la qualità della vita nel suo complesso a guadagnarci, al pari della nostra salute.
Prendiamo senza più tergiversare i fondi del MES per investire nella sanità. E utilizziamo anche parte degli altri fondi europei del Green Deal e del Recovery Fund per risanare l’aria e l’ambiente del nostro paese avviando la transizione ecologica ed energetica.
Se non ora quando?

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.