NO ALLA DEVASTANTE DIGA DI VETTO
Stamattina ho presentato un’interrogazione in commissione Ambiente per chiedere alla Giunta se abbia avuto un ruolo nella richiesta al governo di circa cinque milioni di euro per redigere il progetto di fattibilità dell’invaso a #Vetto, sul fiume #Enza, un impianto che avrebbe un impatto devastante su un’area di enorme pregio paesaggistico. E che anche per questa ragione è da sempre avversato dai #Verdi.
Nell’interrogazione ho anche chiesto di chiarire su chi ricadrà l’onere dei lavori di manutenzione, stimati in quattro milioni di euro l’anno, e se abbia qualche fondamento l’affermazione che la futura diga servirebbe anche a compensare presunte carenze nella fornitura di acqua potabile nella provincia di Parma.
Come ho ribadito nell’illustrazione dell’interrogazione, per rispondere ai frequenti periodi di siccità indotta dai cambiamenti climatici sarebbe meglio puntare su tecniche di irrigazione meno dispersive che riducono il consumo d’acqua, oltre a puntare su colture meno idro-esigenti, utilizzando, per l’accumulo d’acqua piovana, le ex cave dismesse da ristrutturare a tal fine.
Nella risposta che mi ha dato in commissione l’assessora Irene Priolo mi conforta la sua affermazione che nulla è deciso, e che prima della realizzazione della diga, prevista nel quarto scenario dello studio condotto dall’Autorità di Bacino del PO, saranno realizzati tutti gli interventi meno invasivi previsti dagli altri tre scenari, a cominciare da azioni volte a diffondere tecniche di risparmio idrico.
Mi lascia però perplessa la sua affermazione secondo la quale il sistema più idoneo di irrigazione dei prati stabili – un elemento cardine della filiera del parmigiano reggiano in quei territori – sarebbe quello “a scorrimento”, modalità che richiede l’impiego di grandi quantità d’acqua e che risulta quindi inidoneo nei periodi di siccità.
Per quanto riguarda il quarto scenario che prevede la realizzazione della diga, come Verdi rileviamo che resta insoluto il problema degli anni di cantierizzazione, in una zona di pregio paesaggistico, richiesti dalla realizzazione di quest’opera dal costo di oltre 200 milioni di euro. Un enorme esborso di risorse che, per tutta la durata dei cantieri, non servirebbe ovviamente a risolvere il problema della siccità.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.